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Dalla Valsesia alla Toscana: alla scoperta del secondo più vasto complesso carsico ipogeo d’Italia

Speleologi che affrontano una parte di uno spettacolare canyon nelle viscere del Monte Corchia Speleologi che affrontano una parte di uno spettacolare canyon nelle viscere del Monte Corchia Gruppo Speleologico Mineralogico Valsesiano

A Luglio 2018, il Gruppo Speleologico Valsesiano ha effettuato una trasferta in toscana, alle pendici del monte Corchia situato sulle Alpi Apuane, andando a visitare il secondo più vasto complesso carsico ipogeo d’Italia: l’Antro del Corchia.
Con i suoi 53 Km di gallerie, pozzi e un dislivello di 1187 metri, il sistema carsico del Corchia rappresenta un’occasione unica per confrontarsi con sale immense in cui rimanere senza fiato ammirando le concrezioni di marmo, materiale che ha reso celebre la toscana in tutto il mondo.
L'ingresso dell'Antro del Corchia fu scoperto dal naturalista Emilio Simi nel 1847 e, da allora, sono proseguite le esplorazioni che hanno portato alla scoperta dell’immenso percorso sotterraneo.
Inoltre, dal 2001 una parte della Grotta è stata convertita a grotta turistica e resa agibile al pubblico con passerelle, percorsi attrezzati e un impianto d’illuminazione a luce diffusa.

Un pezzo dell'imponente canyon che si trova nel complesso del Monte Corchia
Canyon
Speleologi che affrontano in contrapposizione il canyon all'interno del complesso del Monte Corchia
Speleologi che affrontano in contrapposizione il canyon

Il nostro gruppo nella sera del venerdì è giunto a Levigliani di Stazzema (LU), grazioso paesino posto alle pendici del Monte Corchia e ha potuto soggiornare in una piccola locanda dal sapore antico, “Albergo Vallechiara”, dove i suoi muri raccontano la storia di tanti speleologi che, dal 1847, visitano ed esplorano questa vasta meraviglia italiana.
L’albergo da sempre è punto di appoggio per tutti gli speleologi e l’anno scorso la Sig.ra Piera, soprannominata “La mamma di tutti gli speleologi” storica proprietaria dell’albergo, è venuta a mancare, ma la famiglia porta avanti la tradizione, mantenendo invariata cortesia e ospitalità.
Al mattino seguente, la sveglia è suonata alle 4 e dopo un breve tratto in pullman il gruppo ha proseguito a piedi lungo una strada marmifera che conduce all’ingresso posto alla base della parete di roccia. Mentre salivamo l’atmosfera era incredibile, il buio cedeva il passo all’aurora e il primo sole illuminava l’orizzonte permettendoci di vedere il mare.
Dopo un’ora e mezza di cammino siamo arrivati all’ingresso dell’Antro del Corchia (posto a quota 1125 m) comunemente chiamato “Buca d'Eolo”, nome derivante dal forte vento che si percepisce entrando (che può raggiungere fino a 85 km/h).

Concrezioni che si trovano sopra gli scivoli prima del pozzo del Portello nel Monte Corchia
Stalattiti nella zona degli scivoli
Speleologo che sta iniziando la calta dal pozzo del Portello nel Monte Corchia
Partenza del Pozzo del Portello

La Traversata
La percorrenza è durata circa 11 ore, avvolgendo nella sua atmosfera unica tutti i membri del gruppo.
Inoltre la grotta si sviluppa principalmente in verticale, infatti sono solo 4 i chilometri in scala orizzontale, ma con un dislivello di oltre 400 metri.
Il percorso ha avuto anche una valenza simbolica: ciascuno di noi sapeva che una volta entrati avremmo potuto solo proseguire e mai tornare indietro, data la morfologia della grotta che si sviluppa con un fortissimo dislivello e che inibisce la possibilità di tornare indietro.
Appena entrati dalla “Buca d’Eolo” la forte corrente d’aria che si avverte da il via alla percorrenza.
Dopo un po’ di cammino siamo arrivati al Canyon che abbiamo affrontato saltando da una parte all’altra e facendo spaccate. Abbiamo proseguito fino all’arrivo del suggestivo “Pozzacchione” con i suoi 50 metri di profondità e, dopo una discesa da togliere il fiato, il gruppo si è diretto verso il Salone Manaresi passando attraverso gli scivoli, fino a giungere al Pozzo delle Lame (30 m) e da lì abbiamo raggiunto il Pozzo del Portello, un pozzo bellissimo con una calata nel vuoto di 30 m.
Dalla base del Portello attraversando ambienti grandi siamo arrivati ad un accesso nella zona turistica. Tra scalette e ringhiere d’acciaio abbiamo ammirato la Galleria delle Stalattiti, la Galleria Franosa e la Galleria degli inglesi fino a giungere alle 3 porte d’uscita della Grotta.
Una trasferta come questa del Corchia non è solamente una scusa per visitare un luogo distante, ma è l’occasione per cambiare prospettiva, spostarsi di quanto basta per osservare le cose da un nuovo punto di vista e tornare a casa avendo occhi nuovi.

 Immagini

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